Spesso ci sono dati che dimostrano un comportamento strano. Sono dati troppo ballerini che ci rendono complicato effettuare una analisi aziendale e indicare le azioni gestionali che si possono intraprendere all'interno della nostra organizzazione aziendale.
Altri articoli invece si comportano in modo molto prevedibile, cosa che ci consente di servire meglio il cliente, produrre meglio, curare il servizio al cliente.
Misurare la variabilità, o la volatilita delle vendite di un articolo è quindi fondamentale per una seria pianificazione aziendale. Consente la riduzione delle scorte di magazzino e il risparmio di tempo e di spazio.
Deviazione standard
Ora, la variabilità di un fenomeno, può essere misurata in modi diversi,
e in Statistica esistono diversi indici per misurare la variabilità.
Uno dei più famosi è la VARIANZA, che è basato su questa logica.
L' obiettivo è quello di misurare la variabilità, cioè vedere quanta
"diversità" c'è tra le modalità del fenomeno
che stiamo studiando.
Un modo di procedere, allora, potrebbe essere questo: confrontare ogni modalità con la media (in termini di differenza, ovviamente), ELEVANDO AL QUADRATO TALI DIFFERENZE, e sommando tutte queste differenze al quadrato, in modo tale da avere una misura di sintesi che mi dica quanto le modalità sono diverse tra loro. POI, DIVIDO PER N, cioè per il numero di modalità.
La deviazione standard (in inglese: standard deviation) o scarto quadratico medio è un indice di dispersione
che fa al nostro caso.
In statistica la precisione si può esprimere come deviazione standard.
N.B: perchè eleviamo al quadrato tutte le differenze, che in Statistica
vengono chiamate "scarti"? Beh, prova a fare la somma delle differenze
(= scarti ) senza elevarle al quadrato, e vedrai ke il risultato sarà
sempre zero...
N.B.2 = proprio perchè somma di quantità al quadrato (non negative), la varianza
è sempre maggiore o uguale a zero .
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